sabato 7 maggio 2016

Imperfetti vincenti





Riflettendo su Invalsi, valutazione di sistema, voti, controlli e verifiche, sempre di più mi accorgo che la direzione che si è imboccata non sembra comprendere che per fare di ognuno e ognuna una sfida vincente nel futuro dell'intera società in rapida trasformazione, si dovrebbe procedere esattamente in direzione contraria, prevedendo una scuola libera, capace di creare e ricreare nell'assoluta libertà di insegnamento.

Non è nelle gerarchie e nell'organizzazione di sistema che si fa comunità. E' esattamente nel loro contrario, e lo dimostra pure la Storia se si volesse rileggersela e ristudiarla alla luce di ciò che sta accadendo nel mondo. Gli esseri umani ridotti a esecutori e a burocrati esaminati e differenziati per scalette di criteri pensati da altri, non trovano certo le energie, la volontà e la motivazione né alla crescita personale né a quella sociale. Semplicemente cercano di star dentro a vincoli, perbenismo e conformismo, sperando di cavarsela, oppure di essere ricompensati.

Anzi, sto pensando che dalla "perfezione" non ho imparato nulla.

Quando ero piccola tutti mi volevano ordinata e perfetta. Ma quanta sofferenza genera l'inutile ricerca della non accettazione dell'errore! Allora, piano piano, ma inesorabilmente, ho fatto in modo di imparare a sbagliare senza dolermene. E coi bambini un po' studiando i testi sacri della pedagogia, un po' inventando come fare, negli anni, progressivamente, ho cercato di curare me e loro dall'ansia da prestazione. Dai cosiddetti a rischio ho imparato talmente tanto! E per loro ho sempre di più puntato sull'ascolto reciproco fra di loro, fra loro e me, fra me e loro. Non sono per "non insegnare", bensì per riuscire a insegnare che tutto si può imparare se si aggirano e affrontano gli ostacoli delle discipline insieme. INSIEME. Lentamente. Sono monellescamente e coscientemente soddisfatta dalla malandrina coscienza di avere aiutato schiere di bambini a dribblare le difficoltà delle discipline, delle timidezze, dell'emotività (che accompagna non solo la loro, ma anche la mia vita fin dai primi ricordi delle sgridate e delle umiliazioni ricevute), dalla bassa autostima, dal senso di inferiorità, dalla solitudine, dalla mania di dovere sempre essere bravi e perfetti...Essere malandrini di successo, non bes, semplicemente bambini in fase di apprendimento, si può. Basta che insegnanti, educatori, genitori lascino liberi bambini e bambine di fare e studiare insieme sbagliando, provando e riprovando. Adorano tentare e farcela. Ciò è possibile se anche nelle aule di una scalcagnata scuola statale, si lascia serenamente approdare bambini e bambine a ogni tipologia di errore, da quelli comportamentali, a quelli prettamente scolastici, in compagnia di adulti che osservano senza invadere, senza la smania della verifica di ogni segmento didattico. Non occorre essere particolarmente ferrati in ogni ambito, occorre lasciar fiorire errori e mettersi dalla parte di chi sbaglia assumendo in sé l'errore. Poche regole, poche smancerie, rarissime verifiche di controllo e tantissimo lavoro di coppie sempre in movimento, sempre diverse e ben calibrate, tanto tanto studio dei soggetti e del proprio sé-persona-insegnante che li accompagna, tanta fiducia nei bambini e nelle bambine, anche in quelli che ci fanno arrabbiare. Non esiste bambino o bambina che voglia essere considerato stupido o "cattivo". Ognuno di loro quando sbaglia lo fa per essere ascoltato, rispettato e soprattutto amato con passione ed entusiasmo.

Claudia Fanti (autrice del libro "2014, Odissea nella scuola")


7 maggio 2016

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