lunedì 15 gennaio 2018


OK, non dirò mai no ad ogni tentativo, ad ogni passo che ci possa avvicinare ad una Università democratica cui tutti possano accedere e tutti, se hanno motivazione, impegno, capacità, liberi da ogni condizionamento economico-sociale, possano realizzare l'aspirazione e il diritto costituzionale a migliorare la propria condizione e il posto che si vuole occupare nella società. La via attraverso cuirealizzare questo obbiettivo va certamente pensata, meditata, discussa per evitare interventi inefficaci in quanto non vanno alla radice dei problemi.
Fermo restando che il principio di fondo è la piena realizzazione del DIRITTO ALLO STUDIO bisogna aver presente il fatto che la selezione socio-economica, altrimenti detta DISPERSIONE, non viene solo all'università e, purtroppo, non si cura solo all'università, che è la parte terminale del percorso di studi. La selezione e quindi l'ingiustizia, la diseguaglianza cominciano molto prima. Cominciano già dal nido e dalla scuola dell'infanzia (chi può frequentarli e chi non può permetterselo), prosegue, anche se limitata, nella primaria, si accentua progressivamente ed esplode nella media e nel biennio delle superiori. All'università si arriva già selezionati nella maggior parte dei casi non per il merito ma per i condizionamenti socio-economici che hanno costretto all'abbandono della scuola.
Il sostegno dello Stato e il suo intervento perequatore deve quindi cominciare già nei primi 6 anni di vita dei bambini garantendo a tutti il nido e la scuola dell'infanzia. La scuola dell'infanzia deve entrare nell'obbligo scolastico e, se non tutti e tre gli anni nell'immediato, almeno rendere obbligatorio l'ultimo anno in modo da arrivare alla primaria tutti allo stesso livello. Altrimenti quelle differenze non saranno tutte recuperate, sanate e nel corso degli anni si approfondiranno pesando progressivamente sul merito, creando disagio, ribellione e infine abbandono.
Nelle forme migliori possibili la "cura" (interventi perequativi di sostegno economico e culturale e di decondizionamento) deve proseguire nella fascia scolastica dell'adolescenza, età molto delicata e a rischio.
Nella scuola superiore bisogna evitare soprattutto "riforme" che ne abbassino il livello culturale e, al contempo, ne aumentino la selettività, come nel caso della riduzione a quattro anni della durata degli studi per un allineamento al presunto dettato quale "ce lo chiede l'Europa".
Con queste politiche scolastiche, sotto la direzione che indica la bussola della Costituzione, all'università, da favorire assolutamente nell'accesso, nella frequenza, nelle strutture e nell'organizzazione, arriveranno e potranno frequentarla con profitto, soddisfazione e successo moltissimi più giovani, tutti potenzialmente direi, non uno di meno. A condizione che lo Stato e chi è chiamato a governarlo renda ciò possibile con politiche, finanziamenti e interventi adeguati, reali e concreti.

Nessun commento:

Posta un commento