mercoledì 20 gennaio 2016

Il baricentro





Il fine, il traguardo fondamentale, l'oggetto dell'attenzione, preoccupazione, applicazione degli insegnanti con queste "riforme" (ultima la L. 107) si è spostato, è cambiato il baricentro del lavoro docente. Dal bambino al registro elettronico, dall'azione edu-formativa a quella formale-burocratica.
Ci si preoccupa più di produrre documentazione per esibirla, al fine di "sembrare" in vista del "merito", che di lavorare con gli alunni e cercare strategie efficaci di insegnamento/apprendimento.
Anche i luoghi fisici si sono spostati.
Dalla classe alla segreteria/presidenza, dalla sala del collegio dei docenti ai corridoi dove si chiacchiera, parla, sparla.
Questo spostarsi del baricentro del lavoro docente ha causato un cambio ontologico della sua figura e funzione; l'insegnante diventa sempre più un impiegato terminale che usa terminali.
La pedagogia viene sostituita dalla burocrazia.
L'"essere" scuola viene sostituito dal "sembrare" scuola migliore delle altre.
Il bambino non è più il centro e il baricentro dell'universo scolastico e dell'azione didattica.
Il confronto/collaborazione con gli altri docenti viene sostituito dal confronto/competizione per aggiudicarsi premi in denaro, prestigio professionale, cariche.
Nell'azione didattica il baricentro si sposta dai processi di apprendimento alle performance, dalla valutazione formativa a quella sommativa, dalla imprevedibilità e complessità dei processi di apprendimento del bambino alle verifiche "oggettive" che devono sostenere voti, medie, INVALSI. Col risultato che avremo tanta documentazione formale mentre ci perdiamo per strada i soggetti che danno senso e per i quali è nata la scuola: i bambini.


L'operazione è riuscita, il paziente è morto. Affinché l'esito delle "riforma" non sia questo occorre una "rivoluzione", un cambiamento radicale di rotta.

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